Descrizione
Eccoli lì. C’è la farnia, in seconda fila, riccioletta, vestita perbene, tutta in punto e virgola: la più carina della classe. C’è l’ontano, faccia da luna piena, con indosso per l’occasione la camicia senza buchi e i calzoni senza sbrendoli, che sorride un po’ per l’obiettivo, il resto per l’ultima diavoleria che sta macchinando sotto la ribalta del banco. C’è il pino, il perticone in ultima fila, con una grinta da brigante e due manone che chissà che cazzotti ci tira, ma che poi, quando può, passa il compito a tutti.
Proviamo a pensare agli alberi come a tanti personaggi di una sterminata e antichissima mitologia: noteremo con stupore quanti aspetti ci siano in comune tra noi umani e il mondo vegetale, e che conoscerlo, vederlo nei suoi aspetti più curiosi può aiutarci a capire molto di noi umani. È intorno a quest’idea che si muove questo saggio, in cui un biologo e guida ambientale racconta alcuni alberi che conosciamo bene, scegliendo un linguaggio in cui riecheggia il Collodi di Pinocchio, e in cui le storie di rami e tronchi si mischiano ai caratteri delle persone, tra ombrosi frassini e pioppi allegri, pratici ontani e tigli gentili. Proprio come nei grandi poemi epici, qui le storie di alberi sono corredate da note e spiegazioni, mettendo assieme racconto e spiegazione scientifica, che corrono paralleli e possono essere letti assieme o in modo distinto. Un testo pensato per i ragazzi che diventa illuminante anche per gli adulti, una prospettiva diversa per parlare di natura, e forse per togliere l’uomo dal suo piedistallo, da cui può finalmente scendere per osservare il costante rimando tra sé e la vegetazione, entrambi parte di una stessa natura.
Filippo Ferrantini (1982), biologo di formazione, si occupa di analisi ambientale, pianificazione sostenibile e valorizzazione del territorio, e cerca di salvare qualche pezzo di mondo. È anche guida ambientale e, se si escludono articoli scientifici e centinaia di relazioni tecniche, questa è la sua prima pubblicazione.