Descrizione
Mi chiamo Elena e sono nell’acqua.
Affondo lentamente a testa in giù. Attraverso correnti fredde e calde, ma non ho brividi. Le molte immersioni mi hanno reso coriacea. Nell’acqua ricordi e temperature si dispongono in modo ordinato nel presente.
~«Tu questa città la odi, Elena» disse l’elefante «E non hai torto. Il mare che la circonda è arrabbiato, è furioso, e insieme soffre terribilmente. “Per ingoiare la terra ci ho messo un tempo lunghissimo, ma tentano ancora di sottrarmi il mio dominio!” sta dicendo adesso. Ripete le stesse parole in continuazione».
«E io cosa c’entro?»
«Tu fai in modo che la città non affondi».
Elena si sposta da una parte all’altra del mondo, vaga come mossa da un destino oscuro.
L’acqua ha sommerso buona parte delle terre conosciute, gli animali si sono pressoché estinti e tutto lascia presagire la fine della vita sul Pianeta. Ma qualcosa c’è ancora, e tutti gli esseri con cui avrà a che fare nei suoi viaggi hanno qualcosa da raccontare, esperienze che finiranno per intrecciarsi col destino di Elena, che in qualche modo sembra essere legato al destino dell’umanità e degli elementi. Elena parte da Venezia, e a Venezia torna: ma dall’incendio di una fabbrica in Turchia a una Amsterdam dai tratti onirici, da un’improvvisa chiamata alle armi alla conversazione con l’ultimo elefante vivente rimasto, i percorsi di Elena faranno affiorare i frammenti e i ricordi che narrano agli uomini la loro ultima storia.
Jacopo La Forgia, già noto al mondo del racconto e della fotografia, esordisce con un romanzo onirico, lieve e dolcemente catastrofico. Con un linguaggio asciutto e immaginifico si racconta la rinnovata Odissea di una donna, che attraversa un mondo sottilmente distopico e colmo di spunti per riflessioni attualissime.
Jacopo La Forgia (Roma, 1990) pubblica reportage fotografici; ha scritto per le riviste «Nazione Indiana», «Cadillac Magazine», «CrapulaClub», «Retabloid Fiction Issue» e compare nell’antologia Odi. Quindici declinazioni di un sentimento (effequ, 2017).